Neri, Virginio

Tipologia Persona
Da "Il Popolo Biellese" del 13 luglio 1933 (articolo firmato da Vittorio Sella)
Da "Il Popolo Biellese" del 13 luglio 1933 (articolo firmato da Vittorio Sella)

Intestazione di autorità

Intestazione
Neri, Virginio

Date di esistenza

Data di nascita
1873
Luogo di morte
Biella
Data di morte
5 luglio 1933

Attività e/o professione

Qualifica
avvocato
Qualifica
giornalista
Qualifica
poeta

Biografia / Storia


C r i s a n t e m i - L’avv. Virginio Neri
da "Il Popolo Biellese", 6 luglio 1933

"...è morto: morto all’improvviso, sebbene da qualche tempo accusasse qualche males­sere che però non lasciava sospettare che la catastrofe incombesse. Ancora ieri passava al giornale gli ultimi suoi versi - che più oltre sono riprodotti - versi pieni di vita, di cielo, esaltanti la superba gesta della Crociera Atlantica
«...le aquile diffondono con l’ale
«l’eterna giovinezza
«di Roma Imperiale».
Anche l’immagine della morte affiora nei versi: ina è la morte trionfale, sorri­dente che non atterrisce, ma che goda:
«Avanti! Avanti!»
Con l ’anima piena di quest’inno alla vi­ta, Virginio Neri .ha spiccato il volo verso la pace dell’al di là. Egli resta vivo nell’anima dagli amici e dei biellesi che ne ricordano la molteplice, varia attività, sempre piuttosto battagliera: attività professionale, dove il suo vivo in­gegno e la sua specialissima forma di ar­guta oratoria lo distinguevano fra tutti: attività pubblica di assessore al Comune, di Presidente del Comitato per la Fiera di Maggio nei primi anni della sua istituzio­ne ad a cui aveva fatto assumere, con la sua genialità, il carattere di una grandiosa manifestazione cittadina; ma sopratutto at­tività giornalistica che si era dapprima af­fermata nei gustosi e pungenti epigrammi di «Marco Pipa» nel «Corriere Biellese» ed aveva culminato nei due anni (1908-1909) in cui diresse e scrisse, con la collaborazione di uno o due amici, il giornale satirico a «La Vespa», dandogli una misura, (una ricchezza di spirito ed una forma artistica che scomparvero tosto che egli lo lasciò; attività giornalistica che si era riaffermata brillantemente nel giorna­ta «La Gazzetta di Biella», da Lui fondato e diretto con nobiltà di forma e di sostanza e con vivacità combattiva.
In questi ultimi anni - appartato dalla viva di lotta - la sua vena artistica dava ancora, frammezzo alle cure della profes­sione, graziosi e gustosi articoli e poesie ospitati talora dal «Guerin Meschino» di Milano e dal «Radio Corriere» ed epigrammi ricchi di sale e talvolta commossi, che apparivano prima sul «Biellese», poi sulla «Illustrazione Biellese» e specialmente su questo nostro giornale. Lo spirito guizzava nei suoi versi, sempre di fattura corretta e l'entusiasmo per le cose belle, per le cose buone e per le cose grandi della Patria prorompeva dal suo temperamento esuberante ed artistico. 
L’Inno alle Aquile trasvolanti con, cui si chiude un ciclo della sua vita artistica, quasi sul punto istesso in cui fu troncato quello della sua vita mortale, illumina dì simpatica laica la sua figura di poeta e di cittadino e ne rende più caro il ricordo agli amici dolorosamente colpiti dalla sua perdita
".
 

La morte dell’avv. Virginio Neri

da "il Biellese", 17 luglio 1933
 

Il Foro biellese è in lutto. La morte ha spezzato improvvisamente l’esistenza dell’Avv. Virginio Neri, spentosi cristianamente nella notte da martedì a mercoledì. La notizia si è sparsa subito in città destando vivissima impressione.

Avvocato tra i più noti di Biella, scrittore arguto e caustico, giornalista nato, poeta e cultore squisito di musica, sviluppò un’intensa attività politico-culturale caratterizzata da vivaci posizioni polemiche. Con lui scompare una delle figure più in vista di quest’ultimo trentennio.

Se nel Foro seppe farsi stimare per un professionista di grandi possibilità e di vivacissimo ingegno, Virginio Neri, era ancora più riconosciuto per la multiforme attività che svolse fuori del campo strettamente professionale. La sua intelligenza gli permetteva di brillare anche in toga di avvocato, ma il suo era, essenzialmente, un temperamento d’artista. In tutti i suoi atteggiamenti, nel suo discorrere, nel suo sorridere c’era sempre un’inconfessata amarezza, una malcelata ribellione al giogo del pane quotidiano. Faceva pensare ad Ernesto Ragazzoni quando gridava “Io ero nato per risalire alle scaturigini del Nilo”.

Molti suoi atteggiamenti, in un bilancio ordinario, possono apparire contradditori: quale giornale, infatti non lo ebbe collaboratore quando di giornali non fu addirittura il fondatore come per la “Gazzetta di Biella” e per la “Vespa”? Per altri, l’acido solforico dei suoi epigrammi – alcuni di essi restano celebri – potrebbe testimoniare poca bontà d’animo. Non è così. Noi che l’avemmo per molti anni apprezzato collaboratore, gli dobbiamo soprattutto questa giustizia. Era un artista in tutto il senso della parola e, come tale, un soggettivo.

Una bella frase, una rima, un bel gesto qualunque costo. Come Cirano: battersi per un fiore!

La musica e la poesia per la quale era nato offrivano delle soste troppo brevi alla sua sete infinita. Ed allora nei suoi versi si raccoglieva soventi l’eco della sua ribellione a riprendere il giogo delle pandette. Oppure risonavano di un’accorata tristezza, d’una profonda nostalgia. Qui, il poeta, non più corrucciato, si piegava con tenerezza sulle cose umili e buone, così come lo vedevate a teatro rapito e piangente dietro un bel brano di musica.

La realtà, ecco la sua grande nemica. Quante volte scese in campo per vincerla questa realtà pitta e asfissiante, inzuccherata di buon senso e di freddi ragionamenti. Ebbe, ad esempio, la visione perfetta della necessità di manifestazioni d’eccezione per incrementare il turismo biellese. Per merito suo la Fiera di Maggio ebbe splendori inusitati, ma quando tirò le somme era in passivo. Sulla bilancia del dare ed avere i sogni non pesavano nemmeno un grammo. Si guardò attorno: era solo! Ciò che fece per la “Società Amici della Musica” nessuno l’ha dimenticato, ed eran pur nobili gl’intenti, ed era pur degno lo scopo, Dopo una mirabile fioritura si trovò ancora solo.

Il poeta doveva pur convincersi che i sogni belli sono brevi e non hanno realtà. Poi la morte bussò alla porta della sua casa e si portò via il suo Neruccio. Imparò allora la strada d’Oropa. Nei suoi epigrammi i gridi di ribellione si fecero più rari. Il fragore delle ire di parte scomparve e sempre più acuta divenne la nota nostalgica. Sulla strada del poeta, che aveva per meta frequente un Camposanto e per compagni la sposa in gramaglie e il figlio superstite, si spegnevano ad uno ad uno i bengala delle vanità terrene e sempre più netto si profilava dinanzi ai suoi occhi il Vero Scopo del nostro andare di quaggiù. La morte colse il poeta con l’anima protesa…

                “onde un tumulo scaturia di foce

Alla vedova ed al figlio, l’amico nostro carissimo ing. Nerino Neri, giungano le nostre più vive condoglianze unitamente ad assicurazione dei nostri suffragi.

 

Ieri mattina, all’aprirsi della udienza penale avanti al Tribunale di Biella, l’avv. Ernesto Gatti commemorava con eloquenti e commosse espressioni il collega estinto, a nome anche delle Commissioni reale degli Avvocati e dei Procuratori. Il Presidente del Tribunale cav. Uff. Molo e il Sostituto Procuratore del Re cav. Pagliano si associavano alle espressioni di elogio e di compianto per l’inattesa dipartita dell’avv. Neri, ed all’invio di condoglianze ai famigliari.

Anche all’udienza di Pretura è stata nobilmente rievocata, dall’avv. Nestore Zanone la figura del Collega defunto, ed alle espressioni di cordoglio si associava il Pretore avv. Tacconi.

Bibliografica