L'obice da 305/17 su affusto De Stefano

Tipologia Fotografia
Data cronica
Novembre 1918

Numerazione definitiva

Prefisso
Gustavo Gaia
Numero definitivo
190

Indicazioni sul soggetto

L'obice è attorniato da cinque artiglieri. Sulle ruote sono state installate le rotaie a cingolo per consentire il traino del pezzo mediante trattore d'artiglieria. Si nota l'argano al centro dell'immagine che serviva per innalzare i proiettili fino alla camera di scoppio del pezzo.

Descrizione fisica

Fotografia in bianco e nero di dimensioni 11x8 cm.

Note

L'obice da 305/17 fu la più potente artiglieria in servizio nel Regio Esercito italiano durante la prima guerra mondiale. Nel 1908 l'artiglieria da costa italiana commissiono un progetto preliminare per un obice da 305 mm. La commissione dell'Ispettorato Generale d'Artiglieria, tra i vari progetti, scelse quello della Armstrong-Pozzuoli. L'arma entrò in servizio nell'artiglieria costiera nel 1914 come Obice da 305/17 su installazione costiera. Con lo scoppio della Grande Guerra, nacque l'esigenza di rinforzare il parco dei pezzi d'assedio e quindi furono valutati vari progetti per un affusto mobile. Su progetto del generale Garrone, da un primo Obice da 305/17 G. Mod. 1915, vennero prodotti i due modelli a traino meccanico Obice da 305/17 G. Mod. 1916 e Obice da 305/17 G. Mod. 1917 (la "G." sta appunto per Garrone). Installando la bocca da fuoco del Mod. 1916 sull'affusto standardizzato progettato da De Stefano, venne realizzato l'Obice da 305/17 D.S.. Questa versione era costituita dalla bocca da fuoco, la culla e gli organi elastici del Mod. 1916 installati su un affusto "De Stefano"; questo affusto a cassa con sottoaffusto a lisce era su quattro ruote, con avantreno, e scorreva su due lisce (rotaie) inclinate posteriormente verso l'alto, unite tra loro e fissate anteriormente ad una piattaforma di travi tramite un supporto girevole; ruotando le lisce su questo supporto, si brandeggiava il pezzo su 360°. L'energia del rinculo non assorbita dal freno di sparo veniva dissipata dal movimento retrogrado dell'affusto sulle lisce; essendo queste inclinate, il pezzo tornava poi in batteria per gravità. Il caricamento avveniva tramite una benna con paranco, mentre il calcamento di proietto e cariche di lancio era manuale. Il traino si eseguiva su una sola vettura; l'assale dell'avantreno infatti era munito di ralla e, installati le rotaie a cingolo (ideate dal maggiore Crispino Bonagente)sulle 4 ruote, si eseguiva direttamente il traino con il trattore d'artiglieria Pavesi-Tolotti. L' obice pesava 33770 kg, aveva una canna lunga 5,881 m e una gittata massima di 17600 m. I proiettili pesavano da 295 a 442 Kg e la cadenza di tiro era di un colpo ogni 12 min.