Il (quasi) Museo delle Truppe Alpine a Oropa
Il legame affettivo tra gli alpini e Oropa è di vecchia data ed ebbe inizio con un mezzo disastro. Nel 1890, ai primi di dicembre, due battaglioni del 4° Reggimento salirono a Oropa per svolgere un rapido programma di esercitazioni invernali. Gli attendenti di alcuni ufficiali alloggiati nella galleria Sant’Eusebio misero in pratica la brillante idea di rimuovere le lastre di latta poste sotto e attorno alle stufe accese. I parquet delle camere subirono ampie bruciature e si corse il concreto rischio di provocare un incendio. La cosa finì lì soprattutto perché gli alpini si erano fatti ben volere durante il breve soggiorno. Negli anni successivi le visite delle truppe alpine alla Madonna Nera si ripeterono periodicamente (nel 1898, 1904 e 1907) consolidando il vincolo di amore filiale, confermato dai molti ex voto, che le penne nere, specialmente quelle biellesi e in particolar modo durante le due guerre mondiali, dimostrarono di nutrire per la Signora dei Monti di Oropa. Tutto questo è noto ai più. Meno noto è, invece, il fatto che gli alpini biellesi volessero allestire un “Museo Storico Alpino” proprio a Oropa. Nell’archivio del santuario si trova un piccolo fascicolo che tramanda questa storia.
Il 7 ottobre 1952, all’indomani della chiusura della straordinaria mostra di livello nazionale che l’A.N.A. di Biella aveva organizzato in città, il presidente della sezione Mario Balocco scrisse all’ing. Anselmo Poma, amministratore delegato del Santuario di Oropa, una lettera in cui illustrava il progetto di realizzare un’installazione permanente che consentisse di non disperdere i preziosi materiali raccolti per la kermesse appena terminata, per recuperarne altri e per dare al Biellese il lustro alpino che meritava. L’on. Giuseppe Pella, all’epoca Ministro del Tesoro, aveva già assicurato il suo appoggio, ma era necessario far presto visto che Trento stava rilanciando la sua Acropoli Alpina distrutta durante la guerra. In un memoriale dello stesso Balocco si legge che Oropa (800 mila visitatori nel 1952) aveva l’indubbio vantaggio di essere un polo attrattivo molto più forte della città dell’eroe alpino Cesare Battisti e la “rassegna permanente” poteva già contare sul dono ricevuto dal Ministero della Pubblica Istruzione dei ben noti quattro cannoni della battaglia di Adua (1896). Il 10 ottobre il CdA di Oropa approvò in linea di massima la proposta. L’A.N.A. Biella si mosse per ottenere la benedizione delle alte gerarchie dell’esercito e le premesse erano incoraggianti.
Ma l’assalto a Oropa perse inspiegabilmente di slancio, tant’è che il 27 febbraio 1954 il presidente Balocco chiese lumi al canonico mons. Mario Trompetto. Perché l’Amministrazione del Santuario, così ben disposta all’inizio (tanto da mettere a disposizione alcuni locali per ritirare la mostra di Biella smantellata), si mostrava così fredda? Il “Museo Storico degli Alpini d’Italia” stava prendendo la via di Doss di Trento. Eppure la proverbiale tenacità alpina fece sì che si superasse l’impasse che si era generata in ragione di alcune lecite eccezioni sollevate da Oropa in merito allo spirito e al “messaggio” del museo e alle eventuali ricadute di ordine pratico che una simile attrazione poteva generare in un luogo di pace e di devozione.
Si arrivò così alla stesura di una convenzione novennale, alla individuazione dei locali (quelli compresi tra la Croce Rossa e lo scalone juvarriano), alla definizione dei compiti del bigliettaio ecc. Era quasi fatta. Il 16 aprile 1955 si era costituita l’associazione “Mostra Storica Permanente delle Truppe Alpine d’Italia” con sede in via Vescovado 11 (vecchia sede della locale sezione A.N.A.) sotto la guida del cav. Balocco e di altri volti noti della Biella di allora (Alvise Mosca, Antonio Viglietta e un Gaetano Salvemini, medico chirurgo, omonimo del celebre storico e politico antifascista) allo scopo di curare la realizzazione dell’esposizione la cui inaugurazione era prevista per la primavera del 1956. A quel punto, però, qualcosa andò storto. Tacciono i documenti (almeno quelli conservati a Oropa) e l’unica cosa certa è che lassù non nacque il museo degli alpini sebbene la vetta fosse ormai a pochi passi. Altrove hanno trovato degna collocazione i cimeli, le immagini e il sacrario dei caduti (anche quest’ultimo già incluso nell’allestimento oropeo), dapprima in via Delleani (inaugurato nel 1972) e dal settembre 2011 in via Nazionale dove si è avverato il migliore dei sogni del vecio Balocco.